Intervista Paolo Fattorini
- Febbraio 5, 2021
- by Radio Rock Online
- Nessun commento
Per la nostra rubrica di musica abbiamo incontrato l’artista Paolo Fattorini per comprendere meglio il suo progetto e immergersi con lui alla ricerca della chiave che accende il suo pensiero.
C.C Cosa si cela dietro la scelta di una lingua classica arcaica come il latino?
P.F.Volevo smarcarmi dalla “lingua dell’impero”, l’inglese, per ottenere una sonorità che rimandasse al sacro e ad un senso di recupero delle proprie radici. Siccome il latino ha questa duplice valenza e siccome è una lingua che fin dal liceo mi ha sempre ispirato, ne ho ripreso gli studi della grammatica per poter sviluppare correttamente quest’idea, senza improvvisare maldestramente. Quindi dietro a questa scelta c’è anche una buona dose di pazienza e determinazione, qualità che non spesso riesco a mantenere. Ma tenevo fortemente anche a voler essere e non mostrare che si possono concepire “progetti antisistema”, senza prendere le parti di alcuna fazione, ma ponendosi in una posizione incline alla ricerca e osservazione critica senza dover avere alcuna tendenza ne a sinistra ne tanto meno a destra. Perché è solo la ricerca della verità su come stanno le cose fuori e dentro di noi che ci rende emancipati rispetto a qualsiasi tipo di manipolazione atta a inocularci un nuovo archetipo di bene e di male. Sono un’esperto appassionato di psicanalisi e di simbologie, per questo i miei progetti sono sempre incentrati sulle ricerche svolgo da più di 10 anni in questi ambiti.
E mi sento sereno con me stesso nell’affermare che stiamo assistendo ad un feroce attacco all’immaginario collettivo che sono piuttosto certo stia cambiando il paradigma in questa nostra epoca, e rendendo la mia generazione l’ultima veramente libera come ci ha sussurrato anzitempo Julian Assange…attualmente detenuto per aver divulgato informazioni che rivelavano le porcate messe in atto da alcuni governi. Mai come in questa era che è satura di informazioni, siamo stati lontani dalla verità sui fatti che accadono nel mondo. Perché a mio sentire, se in rete si da voce a chiunque, il caos che ne consegue è la forma più evoluta e infida di censura che sia stata mai applicata.
C.C. Tutti scelgono spesso di usare la lingua inglese, un idioma che sorprendentemente usa molte parole latine..ed esempio il toast che deriva da tostus cotto in latino cosa ne pensi di questa lingua e come mai spesso la nostra lingua si dimentica di derivare dal latino?
P.F. Posso rispondere solo in maniera vaga, perché non conosco questo “fenomeno”. La lingua inglese che è usata come se fosse la lingua esperanto, cioè una lingua artificiale creata per i rapporti internazionali, penso in realtà usino delle formule, più che altro, consolidate come “ante post meridiem”, ante o post cristum”, perché ritenute più universali e riconosciute da tutti e quindi per comodità.
Ma non credo che usino più parole latine di noi italiani.
C.C. Verso che fascia di età è rivolta la tua musica?
Certamente un pubblico curioso e sensibile al fascino dell’originale, che non è sinonimo di qualità ma certamente ha a che fare con la predisposizione all’essere alternativo al mainstream.
Le statistiche sul mio progetto riportano dati che definiscono un pubblico di fruitori di fascia medio alta, tra i 35 e i 60.
Ma credo che, come quando andavo al liceo io, la maggioranza dei miei compagni di classe seguiva gli artisti che gli propinavano stile catena di montaggio fozrdiana le radio e le tv, c’erano anche quei ragazzi che invece si appassionavano a ciò che era davvero alternativo a quel sistema mainstream e compravano i dischi e andavano ai concerti dei CSI, per esempio, o di gruppi come i tedeschi Einsturzende Neubauden…e così mi auguro che ci siano tra gli adolescenti dei “resilienti” nella “musica di regime”.
A cura di Claudio Colapinto